Parigi 23 Luglio 2009
Le nuvole di Parigi sono archetti di violino, si muovono sulle corde tese del cielo sospinte dal vento.
Del resto, a Parigi, tutto è musica.
Questa mattina ho un appuntamento importante.
Ho studiato il percorso: da Bercy prendo la metropolitana, linea 6, fino a Nation. Poi linea 2, quattro fermate in direzione Porte Dauphine e sarò arrivato.
La metro, come del resto la Citè, è un contenitore di vite, di colori, di odori, di suoni e idiomi.
La musica ti rincorre lungo i corridoi che portano alle fermate, attraversa con te le porte scorrevoli accompagnata dagli strumenti più diversi e dai loro proprietari. Note per un paio di fermate, giro per raccimolare qualche spicciolo e poi la musica scende per ricominciare da qualche altra parte.
Fermata dopo fermata l’appuntamento si avvicina e questo mi emoziona.
Mi accompagnano mia moglie e miei figli, la visita che stiamo per fare non sembra entusiasmarli ma sanno che per me è importante e questo basta.
Ecco la fermata Philippe Auguste, alla prossima si scende.
Le porte si aprono,Père Lachaise, siamo arrivati.
Saliamo le scale, in cima un clochard mangia un po’ di pane, Parigi è anche questa grandeur e marginalità.
Dall’altra parte della strada scorgo il luogo dell’incontro, attraversiamo e una piccola porta ci conduce ad una rampa di scale. Appena saliti, sulla sinistra, scorgo un pannello con tantissimi nomi, cerco il nome che mi interessa e scopro, con mio grande disappunto, che non c’è.
E ora dove ti trovo?
Questo posto si estende per 47 ettari, è un labirinto di viottoli, è un’impresa impossibile ma non ho nessuna voglia di desistere. Passeggiamo per un po’ guardandoci intorno e sperando in un colpo di fortuna che non arriva. Finalmente intravedo una costruzione, mi sembra un ufficio, forse qualcuno può darmi informazioni. Mi accoglie una ragazzona di colore dai denti grandi e bianchi che non disdegna di mettere in mostra con un bel sorriso. Provo a chiederle, in uno stentatissimo francese, se può aiutarmi nella mia ricerca. Le mi porge un post-it e mi chiede di scrivere nome e cognome della persona cercata e io rapidamente scrivo Giuseppe De Nittis. La prima ricerca al computer dà esito negativo, allora la ragazza mi chiede l’anno di morte. Scrivo 1884. Dopo la seconda ricerca, lei mi guarda sorridendo e dice:”Joseph De Nittis secteur onze”. Le porgo la cartina e lei gentilmente segna il luogo dell’appuntamento.
"Peppì finalmente sono arrivato, non potevo andar via da Parigi senza venirti a porgere il mio saluto. Certo che i francesi si sono dimenticati di te, il tuo nome non compare tra i nominativi illustri e pensare che nel 1878 ti avevano insignito con la Legion d’onore.
Bello questo posto, non sembra neanche un cimitero. C’è un via vai di gente che sembra di essere in uno dei tanti parchi di Parigi. Ho letto che a Père Lachaise vengono quasi due milioni di persone l’anno. Vedo che sei in buona compagnia : Chopin, Balzac, Jim Morrison, Oscar Wilde, Maria Callas, Amedeo Modigliani, Edith Piaf, Maria Callas ecc.ecc.
E’ proprio vero, voi non siete mai morti, la vostra Arte, in cui infondeste totalmente il vostro spirito, vi rende immortali. Tutto questo è ben specificato sulla tua pietra tombale, l’epitaffio scritto da Alexandre Dumas figlio dice:
Ci git
Le peintre Joseph De Nittis
1846-1884
Mort a trente huit ans En pleine jeunesse
En plein gloire
Comme les Héros
Et les Demi Dieux.
Non mi resta che salutarti Peppì, lascio sulla tua tomba la poesia che ti ho dedicato, spero ti faccia piacere." Ciao Peppino